associazione culturale
In Niger, l'istruzione pubblica non è una priorità e la sua crisi è sempre più profonda, nonostante i massicci afflussi di denaro dell'Unione Europea, finalizzati a sostenere un Paese che è la frontiera avanzata dell'Europa contro l'immigrazione. Gli insegnanti non sono motivati dal trattamento economico e spesso non hanno nemmeno il titolo di studio per insegnare.
La situazione delle scuole in ambiente rurale è ancora peggiore e quella delle scuole per i figli di allevatori nomadi è drammatica. Gli insegnanti sono in massima parte di etnia Haussa, maggioritaria in Niger, e vengono dalle città. Trasferiti in mezzo al deserto tra gente diversa da loro per lingua e abitudini di vita, fanno il possibile per ottenere destinazioni migliori e nel frattempo insegnano poco o niente agli allievi. Gli allievi, sparsi con le loro famiglie sul territorio, fanno spesso chilometri per andare a scuola per poi trovarla chiusa. Ne consegue una frustrazione che spinge i loro genitori a toglierli dalla scuola.
La scuola di Banganà è una scuola per ragazze e ragazzi figli di allevatori nomadi Wodaabe e rientra pienamente in questo quadro drammatico, tranne per una cosa: la maggioranza degli allievi, nonostante tutto, continua ad andare a scuola e questo rende questo progetto importante e appassionante.
FINANZIATO!
Il progetto per la scuola di Banganà è stato cofinanziato dalla Provincia di Bolzano che ha accolto la richiesta dell'Associazione partner Donne Nissà per l'anno scolastico 2020-21. Sarà così possibile, fra l'altro, aggiungere un secondo insegnante per aiutare quello incaricato dal governo. Sarà una giovane donna dello stesso clan Wodaabe degli allievi della scuola.
È la seconda volta che la Provincia di Bolzano aiuta la scuola di Banganà.
Si tratta di una scuola piuttosto particolare.
È differente anche dalla maggior parte delle scuole africane che figurano nei progetti di cooperazione. Infatti, gli allievi sono figli di allevatori nomadi Wodaabe e questa scuola esiste grazie al fatto che nella stagione secca, che corrisponde all’anno scolastico, da ottobre a maggio, le famiglie degli allievi si stabilizzano in vicinanza di pozzi permanenti. Solo alcuni ragazzi più grandi si spostano più a sud per trovare il pascolo per le loro mandrie di zebù.
La scuola è stata creata grazie all’impegno di due associazioni genovesi, perché il governo nigerino non apre scuole per allevatori nomadi, col pretesto che sono nomadi, quindi si spostano e sono inaffidabili. Nel caso di Banganà fu fatto un accordo col locale provveditorato che s’impegnò a rilevare la scuola se dopo tre anni fosse stata ancora operativa e frequentata. E così, nell’ottobre 2014, la scuola di Banganà diventa pubblica.
A distanza di anni la scuola è ancora là, seppure tra mille difficoltà legate al contesto geo-climatico del Sahel e alla disastrosa gestione governativa dell’istruzione pubblica.
Il progetto in corso, che è solo l'ultimo dei progetti dedicati a questa scuola e portati avanti dalla nostra Associazione, comprende due sezioni tese a migliorare l’insegnamento piuttosto carente offerto dalla scuola.
Innanzitutto l’assunzione di un secondo insegnante da affiancare a quello ufficiale pagato dal governo. Sarà un’insegnante donna che dovrà parlare il fulfulde, la lingua degli allievi, e non l’haussa che è la lingua dominante ma estranea alla cultura dei Wodaabe, la popolazione che abita Banganà.
Il secondo punto riguarda tre delle allieve più grandi della scuola che, a distanza di anni, a causa dell’assenteismo degli insegnanti che si sono via via avvicendati, non hanno ancora potuto accedere al grado d’istruzione superiore, il collége. Parte dei fondi del progetto andrà nel trasferimento delle tre ragazze in una piccola cittadina a due ore di pista dal villaggio, dove potranno frequentare una scuola migliore e passare poi finalmente al collége.
27/11/2020
Qui siamo ancora in mezzo al guado, ma in Niger la normalità è più o meno tornata e anche la scuola. Il Paese appare poco toccato dalla pandemia (i dati ufficiali parlano di 1.443 casi in tutto e 70 morti). Forse molti non si sono nemmeno accorti di aver preso il Covid, perlomeno fuori dalle città principali, e comunque la popolazione è in larga maggioranza giovane. Lì gli anziani muoiono “naturalmente” a causa delle varie patologie che si accumulano con l’età, qui prevenzione e cure avanzate allungano la vita media quasi artificialmente.
La prima novità è che Banganà ha un nuovo insegnante. Gli ho parlato. Sembra molto motivato e piace anche agli allievi e ai genitori… ma è stato così anche col precedente, quindi sarà meglio aspettare per dare un giudizio. Comunque, anche solo così, è già una buona notizia.
Anche lui è d’accordo a essere affiancato da una seconda insegnante e Hassan è in trattativa con una giovane wodaabe che ha già insegnato in altri due villaggi. Speriamo che stavolta non ci siano mariti di ostacolo…
Domani Hassan parlerà con i genitori di Aikije, Hassana e Hatu per il loro ritorno a Dakoro. Il padre di Aikije si è già detto d’accordo.
Intanto, i fondi raccolti continuano a essere spesi: Ieri abbiamo mandato 95 € per l’acquisto di due sacchi di riso e una tanica d’olio e il necessario per coprire il viaggio di Hassan a Banganà.
24/08/2020
Mi rifaccio vivo per le ultime notizie, piuttosto importanti, da Banganà. Qualche giorno fa, il vento di uno dei nubifragi tipici del clima del Sahel nella stagione delle piogge ha portato via il tetto di lamiera ondulata della scuola... Hassan andrà domani a verificare i danni insieme ad un artigiano che dovrà fare il preventivo di spesa ed eseguire le riparazioni.
05/07/2020
Ecco le ultime news prima di queste vacanze/ferie un po’ anomale.
Come si poteva prevedere, la scuola non ha più ripreso a funzionare, né a Banganà, né a Dakoro. La cosa non può sorprendere se consideriamo i dibattiti in corso sulla ripresa della scuola qui e in Europa. Probabilmente, nemmeno qui, nonostante i messaggi mediatici trionfalistici delle istituzioni, la smart-scuola ha davvero funzionato bene, ma è ovvio che in Niger lo “smart” non è neppure lontanamente immaginabile…
Questo peserà ulteriormente sullo stato catastrofico dell’istruzione in Niger e quindi sui nostri allievi della piccola, sperduta scuola di Banganà.
Le tre ragazze sono ovviamente tornate a casa e aspettano, insieme alle famiglie, che cominci la stagione delle piogge. Avrebbe dovuto cominciare da settimane, ma non si vede nemmeno una goccia d’acqua. Così, i fondi per la scuola sono stati dirottati sul cibo: l’altro ieri abbiamo mandato il necessario per l’acquisto di 5 sacchi di riso + olio, ecc.
Intanto, le mamme in giro per l’Africa Occidentale per l’exode sono riuscite a tornare a Banganà. Anche Alwasi, che è stata ben contenta di ricevere, ad Abidjan, il piccolo aiuto che le avevamo inviato.
Dopo questa fotografia, poco idilliaca, della situazione, una buona notizia: la Provincia di Bolzano ha accolto una richiesta di contributo per la scuola di Banganà presentata dall’Associazione Donne Nissà insieme a Ghazala! In pratica è lo stesso programma dell’ultimo crowdfunding destinato però all’anno scolastico 2020-21.
L'associazione Donne Nissà di Bolzano è nostra partner in tre progetti. Il primo fu nel 2007 PER LA FORMAZIONE di 65 OSTETRICHE TRADIZIONALI NELLE PROVINCE DI MILLE E DUBTI (Regione Afar d'Etiopia). Gli altri due sono per la scuola di Banganà, nel 2014 e adesso.